Violenza non è solo quella visibile sul corpo. É anche giudicare la moralità di una donna in modo diverso da quella di un uomo. É sottintendere che se è stata picchiata, violentata, o anche ‘solo’ importunata, se l’è ‘cercata’.
È colpevolizzare lei se è vittima di revenge porn e non la persona che ha diffuso attimi di intimità violentandole l’anima e distruggendole la vita. Perché una ‘brava ragazza non fa certe cose’. E su di lui, silenzio.
È definire l’ubriachezza o l’uso di droghe nei casi di violenza come attenuante per l’uomo e aggravante per la donna.
È colpevolizzare la vittima donna, cercando provocazione o istigazione nei suoi comportamenti e giustificando l’uomo, come se lui fosse un povero innocente in balia delle malvagie macchinazioni femminili e lei il diavolo tentatore, che lo induce a commettere azioni che lui, da solo, mai – poverino – avrebbe commesso.
È giustificare l’uomo conferendogli potere e ruolo di padrone, giudice, educatore, come se la violenza fosse il giusto mezzo che lui deve usare per punirla, educarla, domarla.
È scrivere o dire ‘vittima di un amore malato, di troppo amore’, o altri blasfemi riferimenti all’amore in contesti dove l’amore non c’entra nulla. L’amore è semplice, non è una tragedia: se ami, rispetti. Proteggi, stimi, gioisci. Sei alleato, complice, amico e amante; non carceriere, padrone, torturatore. Non elargisci o togli diritti all’altra persona, perché non ne hai facoltà. Non spetta a nessun partner stabilire i diritti della compagna.
Violenza è insultarla dal vivo o sui social con epiteti che mai verrebbero rivolti a un uomo. É commentare il suo aspetto in contesti che non lo richiedono. È guardarle insistentemente il seno o le gambe mentre parla. È alludere al sesso in contesti che di sessuale non hanno nulla. É invalidare i suoi comportamenti o reazioni dicendo che si innervosisce o irrita perché non fa abbastanza sesso o ha il ciclo.
È pagarla meno di un uomo a parità di mansioni e competenze.
È toccarla se non vuole, anche solo su un braccio.
È dirle ”vestita così, senza di me non esci”; ”non sei abbastanza… (aggettivo a scelta)” ; ”tanto tu da sola non ce la puoi fare” ; ”ha quel lavoro perché l’ha data a qualcuno”, ”è colpa tua se mi comporto così, sei tu che mi provochi”.
È, sostanzialmente, usare due pesi e due misure e pensare che l’uomo, in quanto maschio, valga di più e abbia più diritti e poteri.
Non vergognatevi se siete vittime di violenze: NON è MAI colpa vostra, non ve la siete cercata, non ve lo siete meritato, non siete stupide né senza valore, è lui ad esserlo!
Parlate con qualcuno: un’amica, una parente, il vostro medico, un prete… Chiunque vi ispiri fiducia e fatevi aiutare!
E ricordatevi sempre: una donna si tocca solo per darle piacere e la si fa piangere solo di gioia.
Il resto è schifezza.
#seèviolenzanonèamore
#giornatamondialecontrolaviolenzasulledonne
Foto di Giuseppe Ulizio
Lascia una risposta