In questo particolare periodo storico, viviamo in una società che esalta l’Io in una continua, incessante manifestazione narcisistica: mai come oggi l’apparenza ha contato più della sostanza, le immagini che vengono postate sui social devono comunicare benessere fisico ed emotivo, agiatezza economica, felicità, al solo scopo di ottenere followers, quasi fossero le ancelle in adorazione di un dio in un tempio greco. L’immagine di se stessi che viene trasmessa sostituisce chi si è davvero, in una dicotomia schizofrenica che lascia perplessi quanti per età o convinzione personale non seguono i social. Tutto viene postato in tempo reale: dove si è, con chi, cosa si sta facendo, cosa si sta mangiando… nella continua ricerca della perfetta fotografia da completare con l’hashtag che consentirà il maggior numero di visualizzazioni e “mi piace”. Per qualche minuto, o ora, se si è molto popolari, poi l’attenzione verrà data alla prossima immagine.
Sic transit gloria mundi…
In una società di questo tipo, i musei, testimoni di un passato lento e solido, costituiscono sì un legame col passato, ma anche un richiamo alla resistenza di ciò che è concreto e degno di essere custodito e tramandato ai posteri. Ciò che è, e non ciò che sembra…
Un museo, per sua stessa definizione, ha lo scopo di trasmettere a chi lo visita le memorie del passato, difendendole dall’oblio del tempo e dall’incuranza delle generazioni future.
A Tolmezzo, nel secentesco palazzo Campeis ha sede il Museo Carnico delle Arti Popolari ‘Michele Gortani,’ un museo etnografico che attraverso la sua imponente collezione racconta la storia della Carnia e dei carnici a partire dal XIV secolo fino agli inizi del secolo scorso. Il Museo venne inaugurato nel 1963 per volontà del suo fondatore Michele Gortani, geologo, senatore, filantropo e appassionato di tradizioni della Carnia, al punto da dedicare tutta la vita a pellegrinaggi in ogni angolo della Carnia per trovare in case o stavoli o abbandonati, comprare da privati o farsi donare, oggetti di ogni tipo, fino a raccogliere quella che poi sarebbe diventata una collezione così vasta da riempire le trenta stanze del museo.
Dalla realizzazione del più piccolo degli oggetti esposti, fino ad arrivare alla fondazione del museo, il filo conduttore secondo me è l‘amore. Nell’incipit del primo catalogo della collezione, Gortani scrisse “Amor mi mosse…” ma l’amore non mosse solo lui, che pur fu fondamentale nell’apertura di questo museo. L’amore è stato il motore di tutto: amore degli artigiani per il loro lavoro e le tradizioni della loro terra, che è evidente perfino nella forgiatura di oggetti “banali” e di uso comune come le chiavi esposte nella prima stanza al piano terra: ogni chiave, finanche la più minuscola, è un capolavoro in ferro battuto. E così le sedie finemente intagliate o intarsiate, i cjaldirs sbalzati, i sedonârs (portaposate in legno), i corredi ricamati a mano… Anche i collari in legno per assicurare i campanacci alle capre e alle mucche venivano intagliati e abbelliti. Ogni oggetto è rifinito nel dettaglio, ogni colpo di sgorbia del falegname, di martello del fabbro, ogni punto ricamato con l’ago, è testimone dell’amore e del profondo rispetto per il lavoro, la casa, la famiglia, le preziose materie prime…
Perché i carnici, anche se apparentemente duri, freddi e scostanti, sotto la scorza ruvida nascondono un cuore appassionato e spesso una grande genialità. E Michele Gortani lo aveva capito molto bene…
Ma ora lasciamo che ci parli il museo.
Iniziamo il nostro tour virtuale del museo dalla cucina ” Giuseppe Marchi”, la più ricca delle due cucine del museo. Notate l’imponente dimensione del fogolâr in pietra, rialzato rispetto al pavimento. La cucina era la stanza più importante di tutta la casa, tanto che per metonimia veniva anche definita “cjase“, casa. La ricchezza degli arredi e suppellettili di questa cucina, in gran parte provenienti dal Palazzo Fabiani Linussio di Paularo, indica chiaramente che essi erano appartenuti a famiglie di ceto elevato.
Il tinello
La camera da letto
Sempre camera da letto, ma stavolta intarsiata. L’artigianato ha qui raggiunto vette altissime, tanto che gli intarsi sono talmente ben eseguiti da sembrare dipinti. Da notare anche il gusto cromatico con cui l’artigiano intarsiatore ha accostato le varie essenze.
La religiosità popolare
le maschere
La tessitura
Dalla tessitura, alla lavorazione del legno
Ci sono stanze del museo dedicate anche alla lavorazione del ferro, con la ricostruzione di una farie, la fucina del fabbro, o alla vita pastorale e alla produzione casearia, ai pesi e misure, agli strumenti musicali, ai costumi, ai ritratti… ma in questo tour virtuale non abbiamo potuto ovviamente portarvi in tutte le stanze del museo, né dare spazio a tutte le ricchezze che il museo espone.
Vi lasciamo con le parole del senatore Gortani, e con la speranza di avervi incuriositi a visitare uno dei gioielli culturali della Carnia!
Citò Dante, Gortani, nell’incipit del primo catalogo del museo, in cui descriveva le ragioni che lo avevano portato a spendere tempo, denaro ed energie per creare un museo che ricordasse a tutti quali erano le radici, le tradizioni, l’essenza della Carnia e dei carnici.
‘Amor mi mosse, che mi fa parlare… amore verso la mia terra e la sua gente, la sua vita, le sue tradizioni; tanto più forte, quanto è più povera, dimenticata, priva di appoggi e di aiuti. Nel ricercare, dopo le devastazioni della guerra 1915-18, quali delle patrie memorie si potevano rintracciare, esultammo nello scoprire quali tesori rimanevano ancora a testimoniare il gusto e la capacità tecnica degli artigiani carnici.
Abilità e buon gusto non limitati alle abitazioni, nelle strutture e nei mobili, ma estesi agli attrezzi da lavoro, ai doni per le spose, alla biancheria da casa, agli arnesi più umili della cucina.
Amore alla casa, alla famiglia, al lavoro: le virtù cardinali di una stirpe forte e gentile…
Amore è dunque il sentimento all’origine del Museo Carnico delle Arti e Tradizioni Popolari, analogo è lo spirito che mi induce a divulgare questi documenti della nostra storia: divulgarli perchè siano conosciuti e perché ne traggano profitto le giovani leve del lavoro ed i loro maestri…’
Info: Museo Carnico delle Arti Popolari “Michele Gortani”, 0433.43233; www.museocarnico.it; Facebook: https://www.facebook.com/MuseoCarnico
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