* “Stanzin”, in friulano significa stanzetta, ripostiglio, ed è il nomignolo affettuoso con cui Giuseppe e Gilberto Rossitti chiamavano la loro bottega artigiana.
Oggi, Giuseppe ed io vi portiamo a visitare una bottega artigiana speciale, rara e quasi unica nella nostra Regione, un luogo appartato e un po’ magico, dove ancora sopravvive l’arte della liuteria.
Il laboratorio che vi mostriamo nasce alla fine degli anni Settanta grazie alla volontà e alla tenacia dell’eclettico Giuseppe Rossitti, già artigiano con i due fratelli Elio e Gio Batta a Tolmezzo. Per dare una svolta al senso di vuoto lasciato dal tremendo terremoto del 1976, Giuseppe sente la necessità di dare una nuova impronta alla sua attività di falegname. Un giorno, si trova casualmente tra le mani il violino di un amico musicista e subito si entusiasma all’idea di mettere alla prova le sue doti di intagliatore provando a costruirne uno lui stesso. E’ una sfida che lo stimola e lo appassiona così tanto, che un’estate, nella valigia per le vacanze si porta sgorbie e grembiule da lavoro al posto del costume da bagno!
Inizia un’avventura difficile, contornata da cocenti delusioni ma anche da grandissime soddisfazioni, culminate con il superamento delle severissime selezioni al Concorso Triennale Internazionale degli strumenti ad arco di Cremona.
Autodidatta, instancabile e innamorato di quest’arte, Giuseppe ha tramandato la sua passione al figlio Gilberto, indirizzandolo verso lo studio del violino fin da bambino.
Oggi Gilberto, seguendo le orme del padre, porta avanti la bottega e oltre a riparare e costruire i violini, li suona, offrendo in questo modo anche la possibilità della messa a punto acustica dello strumento, saggiando pregi e difetti dei violini che passano nelle sue mani. Gilberto è anche un abile falegname e lavora nell’azienda di famiglia giunta ormai alla terza generazione, dalla quale escono mobili di pregio eseguiti con amore e maestria.
Nel laboratorio Rossitti si eseguono anche restauri e da alcuni anni, il servizio di disinfestazione dai tarli tramite microonde, aerotermica, atmosfera controllata e impregnazione.
Info: www.fratellirossitti.com
La famiglia Rossitti nella bottega artigiana nel 1998. In prima fila sono seduti i tre fratelli fondatori Gio Batta, ora purtroppo scomparso, Giuseppe, il padre di Gilberto, ed Elio. In seconda fila, da destra: Bruno, Amerigo, Mauro e Gilberto. Il bambino seduto è Simone, figlio di Bruno. foto archivio F.lli Rossitti.
Un diploma risalente al 1950 conferito a Gio Batta Rossitti, detto “Tite”, fondatore dell’azienda nel 1949, zio di Gilberto e padre dei maestri falegnami Amerigo, Bruno e Mauro. foto archivio F.lli Rossitti.
Un esemplare di orologio a movimento “semiperpetuo” studiato e costruito interamente in legno da Bruno Rossitti. Foto archivio F.lli Rossitti.
Ma ora scopriamo come, da un tronco di legno, nasce un violino, le cui note vibranti e avvolgenti sono capaci di commuovere perfino gli animi più insensibili.
Quella ritratta è una sezione di tronco di abete rosso, il legno migliore per la costruzione dei violini. L’abete rosso di risonanza (Picea Excelsa) è una varietà dell’abete rosso (Picea abies) molto rara. Grazie alle minute introflessioni che, come si nota nella foto, si ripetono in direzione del midollo per un certo numero di anelli, anch’essi molto sottili, l’abete rosso fornisce materiale ottimo per la cassa armonica,non solo dei violini e degli altri strumenti a corda, ma anche dei pianoforti e clavicembali, dei quali esalta le qualità sonore. Gli abeti di risonanza vengono solitamente reperiti nei boschi della Val di Fiemme e del tarvisiano, ma da qualche anno si lavorano anche degli esemplari che crescono qui in Carnia, in particolare nei pressi del Passo Pura. E’ così possibile avere un “violino a km 0”.
I segni sul tronco nella foto indicano il modo in cui il legno viene tagliato in funzione del suo utilizzo; le parti più adatte ad ottenere un piano armonico, ovvero la parte superiore del violino, sono rappresentate nella parte in basso a destra del tronco. Tali tagli sono studiati per dare uniformità alle caratteristiche meccaniche ed estetiche del legno e la migliore qualità del suono allo strumento. Il fondo del violino e il manico, invece, di solito sono in acero, così come le fasce laterali, che vengono piegate a caldo e incollate con colla di origine animale al fondo della cassa armonica.
Violino e in primo piano la chiocciola, o riccio.
Una curiosità: ai tempi del mitico liutaio Antonio Stradivari il repertorio violinistico era ben diverso da quello di un secolo più tardi, meno virtuosistico e audace, inoltre i violinisti non si esibivano in grandi auditorium come oggi, ma in salotti o comunque in sale dal numero di ascoltatori molto contenuto. Nascevano così violini perfetti per suonare la musica dell’epoca, ma impossibili per suonare oggi ad esempio un concerto romantico o contemporaneo, soprattutto a causa del manico più corto. Molti violini ultracentenari di particolare pregio, sono stati così adattati allungando il manico con un delicato innesto della chiocciola, intervento affidato solitamente a liutai di riconosciuta competenza. Le chiocciole di Stradivari sono rimaste nel mito dei liutai per la perfezione, l’equilibrio e l’armonia delle linee, e rappresentano tuttora un banco di prova per le capacità del liutaio.
Il banco di lavoro con un violino in lavorazione e vari attrezzi di lavoro. Purtroppo non possiamo farvi sentire il “profumo” del laboratorio: un misto di legno, resina, segatura e… amore e passione per il proprio lavoro.
Nelle mani di un artigiano che dalla materia prima crea un’opera unica, io ci ho sempre visto non solo creatività e maestria, ma anche un’indiscutibile sensualità. Solo un animo sensibile, attento e capace di provare e comunicare passione, è in grado di creare qualcosa di unico, che sappia regalare emozioni.
Gilberto mentre lavora alla chiocciola del violino. Per completare un violino ci vogliono circa 100 ore di lavoro. Un violino artigianale è costruito oggi nello stesso modo di 500 anni fa, con una cura certosina alla forma, ai dettagli anche più minuti, all’assemblamento dei vari elementi, alla verniciatura… e non contiene alcuna parte metallica, al di fuori delle corde. Le curvature di piano e fondo, la forma della catena e delle “effe” (le fessure a forma appunto di“f” sul piano armonico) e lo spessore dei legni usati, sono determinanti per la qualità e la personalità del suono dello strumento.
Lo sguardo che Gilberto rivolge al violino è lo stesso di un amante verso l’amata. La passione per il suo lavoro e la musica traspare da ogni suo gesto, da ogni parola…
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Mentre ascoltate le note di questo video, osservate le mani di Gilberto far vibrare le corde del violino: vibrerà anche la vostra anima in un’esperienza emozionante e sensuale.
Pier Giuseppe Avanzato
Più che artigianato tradizionale d’élite lo definirei arte del passato proiettata con maestria,sapienza e passione nel presente e nel futuro. Riuscire a realizzare un prodotto di eccellenza in un mondo che guarda solo al profitto senza farsi travolgere da quel vortice di qualunquismo che ci viene propinato ad ogni piè sospinto è proprio una cosa grande che dimostra che la Carnia non è una terra morta,anzi
Mandi Amata Carnia
Splendido. Un tuffo nella meraviglia del passato e della tradizione.
vienincarnia
Grazie!
Paolo Francescatto
Amore, passione appartenenza, sensibilità. Terra, legno, acqua, celo, pioggia, sole, giorno e notte. Trasformare tutto questo in suono è armonia nella vita. A Bepo e Gilberto ogni ben.