Io sono cresciuta in una di quelle osterie della Carnia dove i clienti diventano parte della famiglia, tanto che quando ero piccola, mentre mia mamma lavorava, i clienti giocavano con me a Pampalugo, a dama o semplicemente mi sorvegliavano mentre leggevo o disegnavo…
Il ruolo dell’ustîr è spesso sottovalutato: un bravo barista deve essere discreto, ascoltare ma non interferire, e soprattutto, mai riferire quello che sente; deve consolare, offrire sostegno morale, calmare gli animi…
Moltissime volte i clienti in bar raccontano cose delicate e private, si confidano, e spesso, soprattutto gli uomini, si vantano di conquiste femminili, vere o presunte, inondano le bariste dagli 0 ai 99 anni di complimenti e… mentono.
Altre volte raccontano cose quantomeno bizzarre, soprattutto le persone di una certa età che non hanno potuto studiare molto.
Ho deciso di condividere con voi alcune di queste perle, tanto per sorridere (ma anche no) un po’.
A: ‘Gli omosessuali non esistono. Sono una bufala creata per distrarci da tutti i casini che succedono.’
B: ‘No, no! Esistono, te lo giuro! È una specie di malattia, non sono “conformi”‘
A: ‘Mmm… sarà… ma io non ci credo. Ho lavorato anche all’estero, eppure non ne ho mai visti! Allora forse è una moda di adesso!’
Si intromette C, noto per essere di larghe vedute.
‘Sì, sì, esistono, ma non è colpa loro! È colpa delle ragazze di oggi. Una volta, se volevi andare a letto con una donna, dovevi sposarla, o almeno prometterle di farlo. Oggi, le ragazze te la tirano dietro, (pardon my French, ma dovevo rendere l’idea dei toni coloriti del discorso) e i ragazzi, poverini, a 20 anni hanno già la nausea… e così, cosa fanno? Cercano la novità, vè!’
A, B, D, E, F, G annuiscono pensierosi ma colpiti dall’arguta teoria di C. ‘Mmm, è ben vero, però… non ci sono più princìpi!’
D: ‘Se a te piace una donna, ma sei sposato, puoi andarci a letto fino tre volte, non di più.’
H: ‘Perché tre volte?’
D, un po’ seccato dall’ottusità di H: ‘Perché fino a tre volte non sono corna, di più però sì, perché allora diventa un vizio!’
Ammetto di non essere riuscita a trattenermi. ‘Vale anche per la moglie?’
D mi rispose guardandomi male: ‘Certo che no! Se la moglie tradisce il marito è solo una pelanda!’
L: ‘Mio padre andava a caccia, e a casa mia abbiamo sempre avuto cani.’
M: ‘Cani da caccia?’
L: ‘Sì. Però era un casino, la cagna quando era piena faceva fatica a inseguire le prede…’ (di nuovo scusa per il mio, anzi suo, francese)
M: ‘Le avete fatte accoppiare spesso?’
L sbalordito: ‘Noi?! Mai! Anzi era una rogna! Due volte all’anno, li faceva!’
M: ‘Ma non potevate sterilizzarla?’
L: ‘Eh, sterilizzarla… a quei tempi non si usava… mio padre ha provato a chiuderla in cantina quando andava in calore, ma niente! Piena lo stesso!’
M: ‘Ih, ma osti! Se era chiusa in cantina, come faceva a rimanere piena?’
L: ‘Eh… quei cani lì sono così, non gli serve accoppiarsi, vanno in calore e zak! é fatta!’
M, sconvolto da tale rivelazione: ‘Ma guarda tu! Io questa cosa qui non l’avevo mai sentita! Allora hai proprio ragione a dire che era un casino…’
L, sconsolato: ‘Eh già… per fortuna a quei tempi non c’erano animalisti a fare casini e si potavano buttare i cuccioli nel fiume, almeno…’
Un signore ultraottantenne, noto per essere stato per tutta la vita un donnaiolo, tanto da aver avuto almeno un figlio al di fuori del matrimonio, un giorno esclamò (scrivo in friulano perché altrimenti perde troppo nella traduzione):
‘Ah ben, io i cuars a la mê femine no iu ai mai fats!’
Da tutti i presenti, nessuno escluso, si leva un ‘Eehhhhhhhhhhh….’
Lui, pacifico, non si scompone e continua il suo discorso: ‘Però, a si capis che se une femine a domande, un galantom nol po dî di no…’
Leit motiv di tutti i momenti in cui gli argomenti scarseggiano, poi, è sempre il tempo.
‘Diseit ci chi vuleis, ma il timp al è cambiât dopo che l’omp lè lât su pa Lune! Par gno cont an tocjât alc…’
Evidentemente, lassù c’era qualche bottone e hanno messo mano dove non dovevano…
Infine, una teoria sulla vedrananza (singletudine) di una ragazza ultratrentenne, bella, simpatica, intelligente, economicamente benestante.
“Secontri me Vigjiute no cjate un morôs parceche a gj puce il flât… io di giovin i vevi une morôse: a ere une biele e buine frute, ma gj puciave il flât e no ai podût tegnile dongje. no rivavi nencje a dai une bussade… e cusì a scuen iesi par iei, ve, no è âte spiegazion!’
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