Tutti voi avete sentito parlare di Nessie, il mostro di Loch Ness, ma quanti conoscono invece il carnico Fischiosauro?
Qualche giorno fa ho comprato per il mio nipotino un uovo di “dinosauro”, che si sarebbe schiuso dopo 48 ore di immersione in acqua. Mio nipote (ok, lo ammetto: anche io, che quando sono con lui sono forse la più piccola tra i due) era molto emozionato al pensiero di far schiudere e poi allevare un vero dinosauro. L’unica sua preoccupazione era che poi crescesse troppo e dovesse affidarlo alle cure di mio padre per mancanza di spazio a casa sua. Non si fidava di lasciarlo a me non tanto per lo zio cacciatore, che non avrebbe mai ucciso un animale suo, ma per il mio ferocissimo bulldog francese, Emma.
Mentre osservavamo l’uovo creparsi, sono tornata alla memoria a quando ero piccola e con i miei passavo dalle parti di Timau, un piccolo paese poco prima del confine con l’Austria, e mio papà mi diceva: “Stai attenta adesso: se senti fischiare è sicuramente il FischioSauro!” E io, attentissima e muta (probabilmente lo scopo era soprattutto zittirmi per un po’, ora che ci penso…) stavo in attesa di sentire, e soprattutto vedere, questo misterioso Fischiosauro…
I primi avvistamenti, o per meglio dire, i primi segnali sonori del Fischiosauro risalgono agli anni ’50 del secolo scorso, quando, durante il periodo degli amori, gli abitanti di Timau iniziarono con stupore e perplessità a sentire un fischio insistente e straziante provenire dalla palude del borgo di Casali Sega. Non era un lamento o un urlo umano, né tantomeno un rumore meccanico, sembrava piuttosto appartenere a un animale. Ma che animale? Né cervi, né caprioli né uccelli emettevano versi come quello per attirare simili con cui accoppiarsi. Inoltre, il fischio si udiva solo di notte, durava per ore e ore e sembrava provenire da diversi punti della palude Leitn, al tempo più estesa di oggi. A quanto pareva, l’animale si spostava velocemente nel fango e si nascondeva tra la vegetazione o sotto il pelo dell’acqua quando si sentiva in pericolo.
Furono proprio i versi che l’animale produceva a fargli attribuire dagli abitanti di Timau il nome di “Fischiosauro”.
La notizia della presenza di un animale misterioso, forse un rettile preistorico, forse un drago, forse un animale ancora non classificato, oltrepassò presto i confini della Carnia diventando un caso nazionale, tanto da essere riportato dalla “Domenica del Corriere” del 25 luglio 1954.
Le malelingue però insinuavano che non esistesse alcun mostro, ma fosse tutta una messa in scena architettata dal gestore di un locale del posto, forse insieme ad un amico, allo scopo di attirare curiosi e turisti, cosa che in effetti si realizzò appena la notizia iniziò a diffondersi. Timau, minuscola frazione di Paluzza, frequentata fino ad allora quasi esclusivamente da italiani diretti in Austria, austriaci di passaggio o escursionisti, si riempì infatti di giornalisti alla ricerca dello scoop e persone speranzose di avvistare l’ormai famoso Fischiosauro, tanto che fu necessario organizzare dei pullman per riuscire a contenere il traffico.
Una sera, il signor Pakai, che molti additavano come il burlone “padre” del fischiosauro, insieme al suo amico Genesio si inoltrò eroicamente nella palude, come un impavido cavaliere che decide di entrare nella grotta del drago per sconfiggerlo definitivamente. Dopo un lasso di tempo che agli astanti col fiato sospeso per l’ansia sembrò lunghissimo, Pakai emerse dall’acqua con un “madracat” (biscia di notevoli dimensioni ma tutto sommato innocua) avvinghiato al braccio, lamentando che di essere stato morso. tuttavia, quella biscia nulla aveva a che fare con il Fischiosauro.
Si dice che ci fu anche chi versò litri e litri di candeggina e altri liquidi nocivi nella palude allo scopo di uccidere il mostro, ma i suoi resti non furono mai rinvenuti, anche se a un certo punto il lamentoso fischio cessò per sempre.
Purtroppo per la scienza e anche solo per noi curiosi, in moltissimi udirono il lamento del Fischiosauro, ma nessuno lo vide mai o comunque riuscì a immortalarlo con una macchina fotografica (fosse vivo oggi, non avrebbe scampo con i cellulari!).
C’è chi lo ha descritto come un enorme serpente dotato di grandi ali da pipistrello e grossi aculei sul dorso; chi come un gigantesco rospo alato; chi ancora come un drago puzzolente che avvelenava con le sue esalazioni sulfuree le acque del Fontanon.
Tutti comunque erano d’accordo su un particolare: il mostro li fissava con malvagi occhi ardenti come braci, aveva artigli sulle ali per potersi aggrappare saldamente ai rami degli alberi e zampe palmate e uncinate per nuotare e nascondersi nel fango. Riportano le cronache del tempo, inoltre, che dal giorno in cui si iniziò a udire il fischio, dalla palude iniziò a spandersi un nauseante odore di zolfo e decomposizione organica.
Leggenda o goliardata? Chi può dirlo?
E comunque… ieri sera, all’ora del tramonto, ero nella palude Vuarbis a camminare e mi è parso di scorgere qualcosa di grosso scomparire nell’acqua mentre un lamento raccapricciante si diffondeva nell’aria autunnale…
Si ringraziano per le testimonianze e le fotografie le mie gentili fonti (che preferiscono rimanere anonime) di Timau e Casali Sega. La storia dettagliata del Fischiosauro la trovate a questo link http://paliodipaluzza.it/catalog.php?id=30
olgited
grazie per questo post molto interessante,mandi,mandi…
vienincarnia
Grazie a lei! 🤗🐲🐉
Il Palombaro — Immersività blog
Wow, ho pubblicato da poco un racconto fantasy proprio ambientato in Carnia e in cui il folklore carnico la fa da padrone. Pensavo di essermi informato a dovere ed ecco che salta fuori una creatura di cui non avevo mai sentito parlare! Molto interessante!
vienincarnia
Oh, che bello, dove posso leggerlo?
Il Palombaro — Immersività blog
È un racconto dell’antologia Bestie d’Italia – volume 2, basata sulle creature fantastiche dei folklori del Nord Italia. La trovi sia su Amazon sia, scontata del 30%, sul sito dell’editore (NPS edizioni). Il racconto è ambientato a Sutrio e dintorni 😉
vienincarnia
Grazie! 🤗