Carnia, terra di confine. E anche questa pagina a volte sconfina in altri luoghi, veri o metaforici

Carnevale, Cultura e tradizione, Cultura e tradizioni, folklore

Paese che vai, Carnia che trovi

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Quando pensiamo a noi stessi, siamo sempre inclini a etichettarci in qualche modo: carnico/friulano/italiano/europeo/occidentale… e in questa visione spesso ego e topocentrica di noi stessi, perdiamo di vista quanto invece la realtà in cui viviamo sia solo il risultato di millenni di contaminazioni culturali ed etniche.

Lo scorso fine settimana abbiamo visitato Innsbruck, ed entrando al Museo del’Arte Popolare Tirolese ci è sembrato di essere al Museo Gortani di Tolmezzo. Due musei, uno italiano e uno austriaco, che testimoniano quanto le tradizioni rurali dell’arco alpino siano simili, se non addirittura identiche.
Se non stupisce vedere come l’artigianato legato al legno, alla pastorizia e all’agricoltura si sia sviluppato in modo simile, dati i presupposti geomorfologici quasi uguali, rivedere esposti i campanacci per le mucche intagliati in maniera pressoché identica a quelli carnici, i copricapi per le mucche decorati con nastri e fiori per la transumanza come da tradizione anche carnica, gli stessi motivi incisi sugli stampi del burro o sui portacoti, le ceramiche di uso domestico tinte nelle stesse tonalità di verde ramina che uscivano dalle antiche fornaci di Ovaro, è stato emozionante.

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ceramica popolare

E leggere dell’ancora viva tradizione della stella di Natale portata dai bambini di casa in casa recitando filastrocche e canzoni natalizie, delle raganelle fatte suonare durante la settimana santa, vedere in una teca la riproduzione di un venditore ambulante in tutto e per tutto identico al cramâr carnico, un cuore con la punta rivolta a sinistra simile al nostro gugjet a decorare mobili, serrature, fibbie… ci ha fatti sentire a casa.

raganella, crasule in friulano

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la stella di Natale. i bambini del paese la portano di casa in casa recitando canzoni e filastrocche

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venditore ambulante con (in friulano) la crame sulla schiena,  che serviva a trasportare pezze di tela sul dorso

Ma la somiglianza che ci ha più colpiti è stata quella legata alla tradizione del Carnevale: il Carnevale di Imst, cittadina a  50 km da Innsbruck, è stato accolto nella lista del Patrimonio Culturale Mondiale dell’UNESCO nel 2012 e presenta molti punti in comune con i due carnevali più famosi della Carnia e non a caso celebrati in isole linguistiche germanofone  risalenti a colonizzazioni alto medievali da parte di popolazioni di origine austriaca: Sauris e Sappada.

Una caratteristica comune dei Carnevali di Sappada, di Sauris e di Imst riguarda la struttura  della manifestazione, che si presenta come “chiusa”:  durante i riti è possibile assumere solo determinati ruoli, strettamente definiti dalla tradizione secolare. Inoltre, la contrapposizione tra i mascherati e gli spettatori è sempre netta ed esplicita: i mascherati sono “altro” rispetto al resto della comunità, e questa alterità è nitidamente espressa oltre che dall’ovvio uso di maschere, anche da comportamenti insoliti o trasgressivi. Gli spettatori, d’altra parte,  non si possono mescolare ai mascherati prendendo parte attiva allo spettacolo.

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Maschere in legno intagliate a figure demoniache

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Se l’abbigliamento presenta delle notevoli differenze, un’altra caratteristica che  invece accomuna tutti i carnevali, ma questi tre in modo particolare, tanto da dare anche il nome ai protagonisti dello spettacolo, è l’uso e il rumore dei campanacci. Questi oggetti di uso comune, legati alla vita pastorale, contribuiscono col loro suono a creare l’atmosfera e a delimitare lo spazio acustico della festa. I nomi “Rollate”, “Roller” e “Rölar” delle maschere principali dei tre carnevali derivano tutti dai campanacci sferici, le rolln, che il mascherato porta legati in vita e  fa suonare oscillando avanti e indietro il bacino creando un’atmosfera suggestiva dal forte impatto sonoro, che diventa quasi ipnotico.

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Un altro elemento fortemente simbolico che compare a Sappada, Imst e oggi in maniera minore a Sauris, dov’è ormai spogliato dalla originaria importanza che rivestiva un tempo, è la scopa: anticamente il Rölar spazzava il terreno prima di entrare nelle case del paese e far entrare le coppie dei mascherati. Allo stesso modo, sia il Rollate di Sappada che il Roller di Imst tengono in mano una scopa, che ad Imst viene ornata con nastrini e fiori di stoffa intonati allo stile del costume. il gesto di spazzare a terra con la scopa, da un lato richiama i lavori domestici tipicamente femminili, e dall’altro attribuisce a questa maschera un ruolo di “pulizia e riordino” dei confini e degli spazi rituali.
Per quanto riguarda poi le maschere in legno,  i tratti del Rollate, caratterizzati da folti baffi scuri che aiutano a dare espressività al personaggio, sono molto simili a quelli dello Scheller di Imst.

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maschere in legno intagliate

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