Carnia, terra di confine. E anche questa pagina a volte sconfina in altri luoghi, veri o metaforici

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Amanti

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illegio

Qualche giorno fa abbiamo visitato la mostra “Amanti, passioni umane e divine” a Illegio.
L’importante mostra d’arte, giunta alla sua tredicesima edizione, come suggerisce il titolo quest’anno propone il tema dell’amore.
Passando da quadro in quadro, dalla statua di Amore e Psiche a una miniatura, da  un ritratto a una scena ricca di pathos, veniamo rapiti da storie d’amore, scene d’amore, sguardi d’amore… L’amore declinato in tutte le sue forme: amore puro, amore sacro, amore infedele, amore infelice, amore tragico, amore sensuale… ma sempre Amore. E sempre amore eterno, o per lo meno reso tale dalle opere immortali di artisti come Caravaggio, Canova e altri meno famosi ma non meno talentuosi, forse.
Non siamo esperti d’arte e questo post non è una recensione delle opere esposte: persone molto più qualificate di noi ne hanno parlato e ne parleranno. Noi vorremmo invece esprimere le sensazioni e le emozioni che la mostra ci ha suscitato e le domande che ci siamo posti mentre ammiravamo rapiti quadri che ritraggono, immortalandoli, attimi di opere letterarie indimenticate e indimenticabili, restituendoci scene che avevamo solo immaginato leggendole sulle pagine dei libri. Ci sono parole ed espressioni entrate nell’immaginario collettivo come metafore stesse dell’amore e dei sentimenti: pensiamo solo alla gelosia come “mostro dagli occhi verdi” dell’Otello di Shakespeare, o al “galeotto” riferito al libro che fece innamorare Paolo e Francesca, il cui amore venne cantato e reso famoso da Dante nel suo Inferno. Il termine “galeotto” è entrato nel linguaggio comune, ma nel ciclo arturiano, del quale il libro che i due leggevano faceva parte, Galeotto era il siniscalco della regina Ginevra e faceva da tramite tra lei e Lancillotto. Come da tramite fece, appunto, il libro che li vide cadere in preda a quell’amore così grande, così incoercibile, da non lasciare scampo ai due giovani cognati. “Amor ch’a nullo amato amar perdona”, dice Francesca.
È così? Io non credo. Fosse davvero così, allora non esisterebbero le pene d’amore: io mi innamoro di te e tu non puoi far altro che riamarmi in cambio, sopraffatto e sedotto dall’intensità dei miei sentimenti…

Ma la capacità di amare è innata nell’essere umano? E tutti amiamo con la stessa intensità?
Domande alle quali non è facile dare una risposta. C’è chi soffre per amore fino ad ammalarsi anche nel corpo, chi passa da una storia all’altra apparentemente senza strascichi emotivi, chi dice di non essersi mai davvero innamorato, chi dopo 50 anni al fianco di una persona, la guarda ancora con lo stupore di chi non ha mai visto qualcosa di così bello e prezioso e non si capacita che sia davvero “sua”…
E le storie immaginate e raccontate dai poeti, dai cantanti, dai pittori, non possono, in fondo, essere vere? Voglio dire: se un animo umano ha potuto descrivere un amore così potente, totale, privo di scalfiture, non è allora anche in grado di provarlo?
E cos’è che ci fa innamorare proprio di una persona tra milioni, rendendola ai nostri occhi così speciale, così diversa da tutte le altre, così importante da riempire i nostri cuori, i nostri pensieri, da rubarci perfino il respiro e il sonno?
Cos’è che scatta dentro di noi nell’attimo in cui incrociamo uno sguardo tra altri mille e pensiamo che dentro quegli occhi vorremmo specchiarci e perderci per sempre?
Perché quella persona e non un’altra, perché anche in mezzo alla folla, se manca l’oggetto del nostro amore, ci sentiamo come se non ci fosse nessuno? E accecati dall’amore, perfino le mancanze e i difetti vengono trasfigurati e trasformati in particolarità a noi care e gradite.
È solo chimica, come sostengono gli scienziati, o è un inganno della mente che ci fa vedere speciale una persona in fondo normale come tutte le altre? Oppure esistono davvero le anime gemelle, destinate l’una all’altra e irresistibilmente attratte tra loro?
E siamo gelosi perché amiamo l’altra persona o perché amiamo di più noi stessi e la gelosia non è una dimostrazione di amore, ma di orgoglio e possessività, oltre che di insicurezza?
Non abbiamo risposte a queste domande, purtroppo. Né un termometro per misurare l’intensità dei sentimenti e capire se c’è differenza tra il modo di amare delle donne e degli uomini, o se davvero esista qualcuno che non ha mai conosciuto lo tsumani emotivo e fisico che l’innamoramento comporta.
Vi lasciamo con l’invito a vedere la mostra (visitabile fino all’8 ottobre), che, se non fugherà i vostri e nostri dubbi, per lo meno vi farà passare un’ora e mezza immersi nel bello.
E con un estratto del Soneto XVII di Pablo Neruda, a nostro avviso una delle più belle poesie d’amore mai composte.

[…] Te amo sin saber cómo, ni cuándo, ni de dónde,
te amo directamente sin problemas ni orgullo:
así te amo porque no sé amar de otra manera

Ti amo senza sapere come, né quando, né da dove,
ti amo direttamente senza problemi né orgoglio:
ti amo così perché non so amare in altro modo

Info: www.illegio.it

  1. Cinzia

    …post bellissimo ed emozionante…complimenti Antonella!

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