Cos’è che ci fa emozionare?
Istintivamente risponderemmo: “l’amore, ovviamente!”
E certamente è vero. Ma non è solo l’amore a emozionarci. E le emozioni, proprio perché sono istintive, soggettive, sono difficili da ingabbiare, etichettare e perfino definire. Del resto, ciò che emoziona me commuovendomi fino alle lacrime può lasciare completamente indifferente un’altra persona.
Ma quando un animo sensibile e permeabile alle emozioni si trova davanti a qualcosa comunemente ritenuto ordinario, mentre lui lo vede straordinario e riesce a renderlo straordinario anche ai nostri sensi tramite le sue opere, ecco, allora solo un animo arido e gretto può restare impassibile.
William Wordsworth diceva che solo il poeta e il bambino hanno la capacità di emozionarsi davanti alla natura, perché con essa hanno mantenuto quel legame stretto e e puro che permette loro di cogliere ciò che l’adulto ormai non riesce più a vedere. Wordsworth si emozionava davanti a dei narcisi, personificandoli quasi nel loro dorato ondeggiare al vento. E con le sue poesie immortali, fa ancora emozionare noi che le leggiamo.
Giuseppe è un fotografo, un poeta delle immagini, e fa un po’ la stessa cosa: dal suo capanno osserva un picchio, o un passero, o una cincia. Uccelli che magari noi ogni giorno guardiamo senza vedere davvero. Lui invece vede oltre l’uccello in sè, si emoziona, lo ritrae e alla fine riesce ad emozionare anche noi.
La vita è breve, spesso dura, specialmente in questo particolare momento storico… E le emozioni, quelle belle, ci possono salvare dal grigiore che ci attanaglia: non perdiamo la capacità di provarle, ma sforziamoci ogni giorno a sentirne di più, a gioirne e goderne!
E adesso basta chiacchiere, vi proponiamo delle foto di una famiglia di picchi nella quale è il papà picchio e non la mamma (parola di Giuseppe, io non saprei riconoscere un picchio da un piccione!) a nutrire il picchio figlio.
Non le commenterò, vi lascio stupirvi ed emozionarvi mentre le guardate.
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